Il Gulag. 1929-1956: mostra organizzata da Memorial a Berlino

April 2012 21 August to 21 October Schiller-Museum Weimar

The Gulag. Traces and Evidence 1929–1956

An exhibition by the “Memorial” Society, Moscow and the Buchenwald and Mittelbau-Dora Memorials Foundation in cooperation with Stiftung Schloss Neuhardenberg, sponsored by the German Federal Cultural Foundation. Tuesday to Sunday and public holidays, 10am – 7pm Opening Sunday 29.04.2012, 12 noon Great hall Tuesday 01.05.2012 – Sunday 24.06.2012, Exhibition hall Admission: € 8 / concessions € 4.50 Academic directors: Prof. Dr. Volkhard Knigge, Prof. Dr. Irina Scherbakova Curators: Rikola-Gunnar Lüttgenau, Nikita Ochotin, Dr. Bodo Ritscher “Gradually it was disclosed to me that the line separating good and evil passes not through states, nor between classes, nor between political parties either – but right through every human heart – and through all human hearts. It is impossible to expel evil from the world in its entirety, but it is possible to constrict it within each person”, stated Alexander Solzhenitsyn in his monumental work, The Gulag Archipelago, for which he was awarded the 1970 Nobel Prize in Literature. The Gulag has been a synonym for Soviet forced labour camps, in which 20 million people were held since the book was first published. There were political detention camps and forced labour in the Soviet Union throughout its existence. The Gulag in its true sense arose at the end of the 1920s and was gradually dissolved in the 1950s. Gulag is the Russian acronym for the Glavnoye upravlyeniye ispravityel’no-trudovih lagyeryey i koloniy (Chief Administration of Corrective Labour Camps and Colonies), formed in 1930. “The Gulag. Traces and Evidence 1929–1956” is the first comprehensive exhibition to be seen on this subject in Germany, where it still only occupies a place on the margins of public consciousness. This central historical subject of the “Century of Extremes”, as Eric Hobsbawm once put it, is shifting to a more prominent position in public perception. In essence, the exhibition deals with the core period of the Soviet detention camp system. In the sense of a historical framework, however, the phrases “the Gulag before the Gulag” and “the Gulag after the Gulag”, to quote two terms coined by Nicolas Werth, also play a role. The experience of the victims stands at the centre of the exhibition. Stories and experiences of the Gulag are reconstructed from their perspective. At the same time central issues, such as the terror and repressive functions of the Gulag and the use of forced labour in the context of Stalinist rule and the restructuring of society, will be brought into focus. The majority of the exhibits of this singular exhibition, designed by Hans Dieter Schaal, originate from the oppressively formidable collection of “Memorial” Moscow, an international human rights organisation whose first chairman was the nuclear physicist and dissident Andrei Sakharov. “Memorial” has placed exceedingly impressive and significant realia and documents, which have never previously been shown in public, at the disposal of the Neuhardenberg exhibition. Alongside a broad spectrum of eye-witness reports, photographs, films and artwork created inside the Gulag, physical evidence, which was recovered from the sites of former camps at the end of the 1980s, is also being exhibited. These are complemented by loans from the State Archive of the Russian Federation and the Research Centre for East European Studies at the University of Bremen. To accompany the exhibition, Wallstein Publishing are publishing a comprehensive companion volume (ISBN: 978-3-8353-1050-6), available in the shop of the Stiftung Schloss Neuhardenberg and book stores from April 2012 21 August to 21 October Schiller-Museum Weimar

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“Mamma, probabilmente morirò presto”: adolescente russo in carcere per volantini anti-Putin riferisce di essere stato brutalmente picchiato da un compagno di cella.

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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