La dissidente e l'oligarca

La dissidente e l’oligarca
“Com’era bella Mosca…”

Michail Borisovic Chodorkovskij, 49 anni, è stato arrestato nel 2003, quando la sua Yukos era tra prime compagnie petrolifere del suo Paese. Ljudmila Ulickaja, 69 anni: di formazione genetista, è oggi la più autorevole scrittrice russa. I due hanno una nostalgia comune per Mosca, una città perduta, oggi troppo

Ljudmila Ulickaja e Michail Chodorkovskij si sono confrontati a distanza e
hanno scoperto insospettabili affinità. Pubblicato il loro carteggio

ANNA ZAFESOVA

Un’intellettuale e un oligarca. Un’anticomunista e un reduce del Komsomol. Una dissidente e un uomo che fin da piccolo sognava il potere. Due persone divise da tutto, dall’età alla distanza, e soprattutto dal filo spinato, che senza essersi mai incontrate si scoprono, si confrontano, quasi si seducono. Il carteggio tra Ljudmila Ulickaja e Michail Chodorkovskij, la scrittrice più autorevole e il detenuto più famoso della Russia – pubblicato, insieme con numerosi articoli, interviste e altri documenti dell’oligarca nel volume La mia lotta per la libertà , appena uscito da Marsilio – a tratti sembra essere preso di peso da un romanzo russo dell’800, ma è cronaca e attualità di un Paese abituato alla tragedia, e a produrne quasi automaticamente letteratura.

È lei a cercarlo, nel 2008, incuriosita da questo oligarca a quel punto in carcere da cinque anni per aver sfidato Putin. «Odio i ricchi», gli confessa subito, nella prima lettera, e lui le risponde canzonando i suoi pregiudizi «tipici di una parte considerevole della nostra intellighenzia». Dissidente all’epoca sovietica, Ulickaja è però parte fiera di un’élite che disprezza l’accumulazione primitiva, ma questo magnate che ha finanziato scuole, asili, orfanotrofi, programmi di istruzione la stupisce, e la stupisce ancora di più la sua scelta di sfidare il potere, e pagarla. E il Gulag, un’esperienza che è nel Dna di quasi tutti i russi (nel caso della scrittrice, i nonni detenuti all’epoca staliniana e gli amici dissidenti arrestati negli Anni 60), rende questo «ricco» un essere umano, anzi, gli attribuisce una statura morale superiore. «Per la letteratura russa il tema del carcere è fondamentale», gli scrive, e lui le risponde citando l’eterno dibattito tra Varlam Shalamov e Aleksandr Solzenicyn, e prendendo le parti del primo nell’affermare che nella prigione non c’è nessuna esperienza positiva, «è il luogo dell’anticiviltà, dove il bene è male, la falsità verità».

Un primo scambio dal quale, tra discussioni su Voltaire, Dostoevskij e Platone, parte un dialogo appassionato, dove lei interroga e lui risponde, in un tentativo di scoprire i «valori» che possono accomunare due persone così diverse. Ed è un susseguirsi di sorprese, dove Ulickaja scopre nel magnate, visto come il simbolo del «capitalismo selvaggio» postcomunista, un uomo molto più «sovietico» di lei, che fin da piccolo sognava di fare il direttore di fabbrica, perché «era la persona più importante». Lei cerca di giustificare la sua sfida a Putin con l’educazione dei genitori, piccola intellighenzia moscovita, ma lui tronca le sue aspettative: «Non amavano affatto il potere sovietico», ma cercavano di non comunicare questo sentimento al figlio altrimenti «mi avrebbero rovinato la vita». A scuola, all’università e nel Komsomol vive una vita dove le «mosche bianche», come Ulickaja e i suoi amici, non ci sono. La scrittrice resta quasi scandalizzata da questo capitalista che si racconta come «un bravo e “ortodosso” membro del Komsomol» che non nutriva «alcun dubbio su chi fossero gli amici e i nemici». Al punto da scegliere consapevolmente una facoltà legata all’industria bellica perché la cosa più importante era «difendersi dai nemici esterni».

Di Chodorkovsky alla scrittrice non dovrebbe piacere nulla: il suo passato da «sovietico», la sua ambizione – «più che l’ideologia contava il desiderio di essere un leader», confessa lui -, il suo conformismo. Cerca di farsi dire che si «mimetizzava» per sopravvivere e, ricevuta la smentita, conferma: «Lei apparteneva di sicuro a quella cerchia di persone con cui io, a voler essere indulgenti, non avevo rapporti d’amicizia», gli scrive nelle lettere che manda nella prigione siberiana. Eppure si accorge che «più passava il tempo» e più le piaceva questo strano oligarca che sublima le illusioni perdute verso il comunismo nell’idea dello Stato sociale e nella determinazione a «spendere la propria vita per almeno avvicinare il sogno» delle pari opportunità per tutti. Si ritrovano nella nostalgia comune per una Mosca perduta, oggi troppo violenta, sporca, «commercializzata» e deturpata, ma lui la sconvolge di nuovo dichiarandosi patriota russo («la farà ridere») e «statalista», addirittura promotore di un ritorno alla pianificazione. Lei lo contesta, lui cerca di convincerla che quelli dall’altra parte – comunisti o oligarchi che fossero possono avere le loro ragioni: «Comprendere e perdonare», è la lezione che raccoglie nel carcere. E lei gli risponde con la speranza che un giorno tornerà a battersi per le sue idee, e ne discuteranno insieme, «davanti a una tazza di tè.

http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/444749/

Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

Vercelli, 9 maggio 2025. Dalla Crimea alla Crimea. Deportazione e ritorno dei tatari (1944-2024).

Ci sono popoli che scompaiono, che nascono o rinascono. Popoli con un loro territorio e altri che ne sono privi. Culture che mutano nel tempo o vengono ricostruite, nell’illusione del ritorno a un passato smarrito. Le continuità storiche possono perdersi ed essere rielaborate e le identità collettive trasformarsi in continuazione, come dimostra la vicenda dei tatari di Crimea, vittime di una deportazione punitiva di massa in epoca staliniana. Le pagine del volume di Marco Buttino ricostruiscono il loro percorso, utilizzando come punto di osservazione la comunità tatara di Samarcanda, in Uzbekistan, intervistata per raccoglierne la memoria. Storie di vita che parlano della deportazione e di una progressiva integrazione nella nuova realtà. Dopo la fine dell’Unione Sovietica, con il riemergere dei nazionalismi, il ritorno dei tatari in Crimea sarà possibile, ma segnato da difficoltà, emarginazione e conflitti, in una terra contesa tra Russia e Ucraina. Venerdì 9 maggio alle 12:30 a Vercelli, presso la cripta di Sant’Andrea (Università del Piemonte Orientale), i nostri Simone Bellezza e Marco Buttino presentano il seminario Dalla Crimea alla Crimea. Deportazione e ritorno dei tatari (1944-2024). Il seminario è realizzato nell’ambito del progetto PRIN 2022 Reframing Globalization in European Peripheries: Intellectual and Expert Networks Facing Political and Economical Transformations (1975-2022) e illustra il volume I tatari di Crimea. Dalla deportazione al difficile ritorno (1944-2024), curato da Marco Buttino per Editrice Morcelliana.

Leggi

Trento, 9-10 maggio 2025. ESTIVAL: politica, società e cultura dell’Europa orientale e balcanica.

Il 9 e 10 maggio 2025 torna a Trento ESTIVAL, festival dedicato alla politica, alla società e alla cultura dell’Europa centrale, orientale e balcanica. Giunto alla sua seconda edizione, l’evento propone due giorni di dibattiti, incontri, mostre fotografiche e proiezioni di documentari per approfondire temi di attualità europea: dall’allargamento dell’UE alle sfide ambientali, dai movimenti sociali alle minacce per la democrazia, dalla guerra in Ucraina ai nuovi scenari nel Caucaso. Uno spazio di dialogo con studiosi e giornalisti sul futuro dell’Europa e del suo ruolo nello scenario globale. Il festival intende offrire al pubblico un’occasione per appassionarsi a un’area spesso finora percepita come periferica negli equilibri globali, ma determinante per l’integrazione europea. ESTIVAL è un’iniziativa promossa da Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa / Centro per la Cooperazione Internazionale, la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento e East Journal, nata per consolidare il dialogo tra realtà culturali italiane attive nell’analisi dell’Europa centrale, orientale e balcanica. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero fino a esaurimento posti. Sabato 10 maggio intervengono i nostri Simone Bellezza, Giulia De Florio, Carolina De Stefano, Marco Puleri. Alle 12:30 Giulia De Florio in dialogo con Marco Puleri presenta la mostra fotografica Bielorussia: 30 anni di regime in 30 manifesti dedicata al designer bielorusso Artur Vakarov. Alle 14:30 Simone Bellezza, Giulia De Florio, Carolina De Stefano e Marco Puleri con la moderazione di Matteo Zola di East Journal animano la tavola rotonda Abbiamo perso l’Ucraina?

Leggi

5×1000 2025 | Memorial Italia

Anche nel 2025 è possibile partecipare allo sviluppo delle attività di Memorial Italia con un piccolo gesto che non costa nulla. È semplice: per destinare il 5×1000 al sostentamento di Memorial Italia è sufficiente scrivere il nostro codice fiscale (05429760480) nella casella denominata “Finanziamento della ricerca scientifica e delle università” all’interno del modulo della dichiarazione dei redditi (CUD, 730, UNICO). Si tratta di una somma che sarebbe comunque destinata allo Stato. Non è alternativa all’8×1000 che è possibile destinare liberamente alle confessioni religiose o allo Stato. Ricordiamo che l’associazione Memorial Italia nasce nel 2004 e fa parte del network di Memorial, ONG creata a Mosca alla fine degli anni Ottanta e oggi parzialmente sciolta per via giudiziaria dalla procura generale della Federazione Russa. Memorial Italia è composta di storici dell’Europa Orientale, slavisti, traduttori e appassionati di storia e cultura russe, ucraine, dell’Asia Centrale e del Caucaso interessati ai temi della conservazione della memoria storica e dei diritti umani. L’associazione ha come obiettivi la ricerca nell’ambito delle repressioni di epoca sovietica, lo studio dei totalitarismi, delle forme di violenza di Stato e delle violazioni dei diritti umani nel contesto sovietico e postsovietico e la difesa dei diritti umani nella Russia e nello spazio postsovietico attuali. Memorial Italia organizza convegni, mostre, seminari e lezioni, raccoglie documentazione e memorie, pubblica ricerche di storia e letteratura dedicate al tema della memoria, traduce materiale documentario, collabora a progetti nazionali e internazionali insieme alla comunità scientifica e ai colleghi del network di Memorial.

Leggi