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Marco Clementi, L’alleato Stalin

L’ombra sovietica sull’Italia di Togliatti e De Gasperi Milano, Rizzoli, 2011

L’ombra sovietica sull’Italia di Togliatti e De Gasperi.
Rizzoli, Milano 2011, pag. 395; € 20,00.

Già il sottotitolo di questo libro è stimolante anche per i non specialisti di ricerche storiche, perché evidenzia il tentativo di scavare in questioni a tutt’oggi niente affatto chiare della storia italiana e del rapporto di quest’ultima con la Russia sovietica del suo periodo più controverso e drammatico, quello staliniano. Proprio per questo però il lettore si trova di fronte anche a un’opera ambiziosa, che pretende di smentire molte tesi e opere dei colleghi italiani sul ruolo attivo avuto da Stalin e dal PCI staliniano nella politica italiana, facendo credere di aver potuto consultare l’intero complesso degli archivi sovietici, che in realtà dopo una parziale apertura rimangono in gran parte ancora inaccessibili e per questo inesplorati.
In ogni caso, il volume può essere considerato un punto di riferimento obbligato, per la lettura inedita che offre, sul tema dell’influenza staliniana sugli avvenimenti post-8 settembre 1943 e per il suo tentativo di rispondere a molti quesiti: dal ruolo di Mosca nell’armistizio, a quello di Stalin nella Svolta di Salerno tramite Togliatti, al ruolo autonomo di Badoglio (che avrebbe cercato i sovietici e non viceversa) nel periodo successivo all’armistizio stesso. Che Stalin volesse un quadro politico coeso per l’Italia, in modo da portare a termine la guerra il più presto possibile con una vittoria decisiva e che avesse già previsto per il PCI un ruolo di “testa di ponte” totalmente non- rivoluzionaria in Italia, come ritiene Clementi, è molto probabile (e questo aggiunge però ulteriore umiliazione per quegli ingenui militanti che in entrambi vedevano i “salvatori”, che si servivano invece dell’ideologia rivoluzionaria proiettata in un futuro irraggiungibile in forma del tutto strumentale): di qui la rilettura che l’autore fa, di episodi chiave quali la drammatica storia dei prigionieri in Urss, i massacri delle foibe, la confusione del PCI sulla questione di Trieste e la mediazione sovietica con la Jugoslavia, l’esodo istriano e il disarmo dei partigiani: questione quest’ultima davvero cruciale. Molto meno convincente (in quanto non dedotta logicamente) è invece la conclusione che il PCI non sia stato indirettamente un problema pesante (a causa dell’ombra staliniana) per l’evoluzione del sistema politico italiano verso strutture meno arretrate e semplificate. Infatti, l’indiretta influenza sovietica si è rivelata estremamente cogente nella formazione stessa del sistema costituzionale ultra-centralizzato italiano e nella sua evoluzione successiva, caratterizzata da un’incoerenza di fondo, densa di debolezze strutturali, le cui conseguenze, in assenza di riforme da trent’anni, continuiamo a pagare ancora oggi. Alessandro Vitale

(Sfogliando la Russia (18). Periodico di segnalazione delle novità editoriali russe
a cura di Daniela Barsocchi)

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Brescia, 22 febbraio 2025. Inaugurazione della mostra “Bielorussia: 30 anni di regime in 30 manifesti”.

Cari Europei! Guardate a noi bielorussi: siamo la testimonianza vivente di quanto sia facile eleggere un dittatore come pure di quanto sia difficile e di quali sacrifici costi sbarazzarsene.Arthur Vakarov. Nell’ambito del ciclo di iniziative dedicato nel mese di febbraio 2025 alla Belarus dalla Cooperativa cattolico-democratica di Cultura di Brescia in collaborazione con Memorial Italia, sabato 22 febbraio alle 17:30 al MO.CA (Palazzo Martinengo Colleoni, via Moretto 78, Brescia) si tiene l’inaugurazione della mostra Bielorussia: 30 anni di regime in 30 manifesti del grafico bielorusso Arthur Vakarov. Presentano la mostra Federico Manzoni, vicesindaco del comune di Brescia; Giovanni Rocchi, presidente dell’ordine degli avvocati di Brescia; Filippo Perrini, presidente della Cooperativa cattolico-demoratica di Cultura di Brescia; Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei; Giulia De Florio, presidente di Memorial Italia; Yulia Yukhno della Ambasciata libera della Belarus. Interviene Arthur Vakarov, grafico, autore dei manifesti esposti. La mostra rimane aperta tutti i giorni fino a domenica 9 marzo (orario 16-19). È prevista la possibilità di viste guidate per gli studenti nelle mattinate del 25, 26 febbraio e 4, 5, 6, 7, 8 marzo previa prenotazione al numero 3479487638. Nato a Minsk, capitale della Belarus, dove ha vissuto per quarantasette anni, finché è stato costretto a fuggire per evitare la repressione politica, Arthur Vakarov ha trascorso tutta la vita come grafico ed è stato riconosciuto come uno dei designer più influenti della Belarus. Negli ultimi vent’anni ha principalmente sviluppato progetti in ambito nazionale e culturale, ha lavorato anche per media indipendenti, per gruppi musicali, per scrittori e organizzazioni pubbliche. Per la Belarus ha conquistato diversi premi internazionali nel campo del design, tra cui il Gran Premio alla Biennale del Design di Kiev nel 2001 e il primo posto al festival Red Apple di Mosca nel 2001, poi al festival del design di Tbilisi nel 2001 e il premio al festival del design Adnak di Minsk. Nonostante questi riconoscimenti il regime di Aljaksandr Lukašenka (più noto in Italia come Aleksandr Lukašenko), per il suo lavoro di grafico, lo ha ritenuto un estremista e lo ha condannato a sette anni di prigione. Ha così dovuto ricominciare da zero in Polonia. Il progetto “30 anni di dittatura in 30 manifesti” è stato esposto a Vilnius, Varsavia, Danzica, Stoccolma e Tallinn. Il volume Bielorussia viva tra dittatura e resistenza (1994-2024), edito da Morcelliana Scholé, contiene i trenta manifesti di Arthur Vakarov per la prima volta pubblicati in Italia e scritti dei nostri Giulia De Florio e Marcello Flores e di Francesco Brusa e Filippo Perrini. La presentazione della mostra è disponibile su Facebook grazie alla Cooperativa cattolico-democratica di Cultura di Brescia –> Facebook Live | Facebook.

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