L’Europa del disincanto

Dal ’68 praghese alla crisi del neoliberismo A cura di Francesco Leoncini Contributi di Massimo Armellini, Giovanni Bernardini, Michelle Campagnolo Bouvier, Gabriella Fusi, Giuseppe Goisis, Andrea Griffante, Francesco Leoncini, Valentine Lomellini, Stefano Lusa, Alberto Tronchin, Gernot Wapler Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, 2011

L’Europa del disincanto. Dal ’68 praghese alla crisi del neoliberismo,  a cura di Francesco Leoncini, Rubbettino, 2011

Contributi di: Massimo Armellini, Giovanni Bernardini, Michelle Campagnolo Bouvier, Gabriella Fusi, Giuseppe Goisis, Andrea Griffante, Francesco Leoncini, Valentine Lomellini, Stefano Lusa, Alberto Tronchin, Gernot Wapler.

A cinquant’anni dalla costruzione del Muro di Berlino e a poco più di vent’anni dal suo crollo era necessario fare il punto sulla storia europea a partire da quell’evento cardine della seconda metà del Novecento quale fu la Primavera di Praga. Le istanze riformatrici che in essa si manifestarono volte a creare un  “socialismo dal volto umano” sono oggi più attuali che mai nel momento in cui il modello neoliberista impostosi ovunque dopo l’89 mostra in tutta evidenza il suo fallimento.
Un esame ravvicinato della nostra Costituzione fa emergere come quelle aspirazioni avessero già trovato piena accoglienza tra le forze politiche italiane nel dopoguerra.
Il volume, frutto di un intenso lavoro di squadra coordinato da Francesco Leoncini, impegnato da tempo nello studio delle trasformazioni sociali in termini comparati tra Est e Ovest dell’Europa, vuole fornire uno strumento di riflessione storica su alcuni Paesi che hanno vissuto in modo diretto e drammatico i contraccolpi della Guerra fredda e  i sommovimenti del successivo periodo post comunista. Dalla Lituania alla Slovenia, dalla ex Cecoslovacchia alla Germania si tratta di casi di studio estremamente significativi. Ci si interroga altresì su quale ruolo possano ora giocare la Russia  e l’Unione europea nei loro reciproci rapporti alla luce di quanto accadde nel ’68 e nell’89.
I saggi contengono parimenti analisi puntuali sulle condizioni sociali e politiche delle nuove democrazie e di quelle tradizionali, viste nel contesto mondiale tra il declino degli Stati Uniti e l’affermarsi della Cina, rilevandone le pesanti involuzioni, la distanza sempre maggiore tra governi e governati, la violenza dell’economia sulle strutture istituzionali, e non ultimo la nostalgia del passato. Di qui il disincanto, la delusione di larga parte delle popolazioni, convinte che dopo la fine del comunismo si potesse aprire un lungo periodo di pace e di prosperità.
Nell’insieme un libro avvincente e provocatorio, brillante e compatto nella linea interpretativa. Un bilancio critico degli ultimi decenni ma anche un messaggio di speranza in quanto si riconosce il ritorno alla ribalta di attori sociali connotati da forte coscienza civile e volontà di cambiamento.

Francesco LEONCINI
L’Europa neoliberista ovvero la seconda sconfitta
della Primavera di Praga
Giuseppe GOISIS
Un crudele rimpianto. Riflessioni dai territori della Ostalgia
Giovanni BERNARDINI
Un’Europa a misura d’uomo: Primavera di Praga e Ostpolitik
Andrea GRIFFANTE
Un passato troppo presente:
Stato e identità politica nella Lituania post comunista
Alberto TRONCHIN
L’89 cecoslovacco, tra storia e memoria
Gabriella FUSI
Dal «socialismo di Stato»
alla trasformazione neocapitalista: il caso ceco
Stefano LUSA
La Slovenia vent’anni dopo.
Uno sguardo retrospettivo e il ritorno del partigiano
Gernot WAPLER
L’unificazione dimezzata
Massimo ARMELLINI
L’Europa del futuro sarà Eurussia o non sarà.
Le occasioni mancate del ’68 e dell’89
Valentine LOMELLINI
I comunisti italiani e la «rinascita» di Dubcˇek.
Una reciproca opportunità
Michelle CAMPAGNOLO BOUVIER
La Société Européenne de Culture:
60 anni di costante impegno attraverso le diverse stagioni

Recensione di Davide Zaffi

L’Europa del disincanto

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28 dicembre 2024. Un bagliore di speranza per il 2025: l’attivista politica Zarifa Sautieva è libera!

Per concludere l’anno riceviamo una bellissima notizia che ci riempie di speranza. Il 28 dicembre l’attivista politica ed ex vice direttrice del complesso memoriale delle vittime delle repressioni Zarifa Sautieva è stata rilasciata dalla colonia penale femminile di Zelonokumsk. Zarifa era stata condannata ingiustamente a sette anni e sei mesi di colonia penale per il “caso Inguscezia”, ai sensi degli articoli sull’uso della forza nei confronti di rappresentanti delle autorità e partecipazione ad attività estremiste. Zarifa aveva partecipato il 27 marzo 2019 a Magas a una manifestazione di protesta contro la modifica del confine amministrativo tra Inguscezia e Cecenia. A settembre, la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha accolto il ricorso di Satieva e degli avvocati di Memorial affermando che durante le indagini le forze dell’ordine avevano agito con violenza nei confronti di Zarifa. L’avvocato Magomed Bekov ha commentato così la sua liberazione: “È una grandissima gioia per il nostro popolo, un regalo per l’anno nuovo a tutta la comunità! Sono sicuro che una grande parte dell’Inguscezia attendeva questo giorno e noi continuiamo ad aspettare la liberazione degli altri nostri prigionieri politici. Zarifa si trova in ottime condizioni, almeno per quanto abbiamo potuto vedere. Era di buon umore, stava bene, scherzava e sorrideva”. L’ultima dichiarazione di Zarifa si può trovare nel nostro libro Proteggi le mie parole.   Memorial continua a lottare per tutte le persone ingiustamente detenute nelle carceri e nelle colonie penali russe.

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In ricordo di Eduard Kuznecov (1939-2024).

Il 22 dicembre 2024 è mancato Eduard Kuznecov, scrittore e giornalista dissidente. “Scrivo solo per conservare il mio volto. Il campo di concentramento è un ambiente orribile, umiliante, è la consapevole creazione di condizioni tali che l’uomo, ricacciato di continuo nell’angolo, comincia a dubitare dell’utilità di ubbidire alla propria verità e si convince che esiste solo la verità della biologia, l’adattamento”. Eduard Kuznecov nasce a Mosca nel 1939. Nel 1961 è arrestato per la prima volta e condannato a sette anni di reclusione per propaganda antisovietica. Nel 1970 è processato per avere tentato, insieme a un gruppo di ebrei russi dissidenti, di dirottare un aereo verso Israele e condannato alla pena di morte. Grazie alla pressione dell’opinione pubblica internazionale la pena è poi commutata in quindici anni di reclusione in un campo di lavoro a regime speciale in Mordovia. All’inizio degli anni Settanta i suoi diari, usciti clandestinamente dalla Russia, vengono pubblicati in Occidente. Nel 1979 è rilasciato ed emigra in Israele. Tra 1983 e 1990 collabora con Radio Liberty. Nel 1992 è tra i fondatori del quotidiano in lingua russa ‘Vesti’. Nelle pagine dei suoi diari, fatti uscire clandestinamente dal campo di lavoro e miracolosamente giunti nelle mani di Andrej Sacharov, Eduard Kuznecov descrive le degradanti condizioni di vita dei prigionieri e riflette lucidamente sui mali che minano il sistema giudiziario sovietico e i meccanismi di coercizione che regolano uno stato totalitario.

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28 novembre 2024. Sergej Davidis inserito nella lista degli estremisti e terroristi.

Il 28 novembre 2024 Sergej Davidis, copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, è stato inserito nella “lista degli estremisti e dei terroristi” stilata da Rosfinmonitoring, agenzia federale russa per il monitoraggio delle operazioni finanziarie, con una postilla su un suo “coinvolgimento nel terrorismo”. Inoltre il 5 dicembre il tribunale Ljublinskij di Mosca ha ricevuto la documentazione relativa all’apertura di un procedimento amministrativo. La documentazione ha permesso di comprendere che nei confronti di Davidis è stata emessa una denuncia amministrativa per partecipazione alle attività di un’“organizzazione indesiderata”. Davidis ha anche ricevuto una comunicazione scritta con la quale gli è stato richiesto di presentarsi in procura per fornire spiegazioni e prendere conoscenza della possibilità di dover rispondere a responsabilità amministrativa. Come si evince dalla lettera, l’indagine della procura è legata a materiali di Radio Free Europe/Radio Liberty, indicata in Russia come organizzazione indesiderata. Sembra si faccia riferimento a interviste rilasciate da Sergej Davidis o a suoi commenti sui canali di Radio Free Europe. Con ogni probabilità il procedimento contro Davidis è legato alle sue attività: difendere i prigionieri politici, organizzare il sostegno e richiamare l’attenzione sulla loro situazione in Russia e nel mondo. Non si tratta del primo episodio di repressione nei confronti del copresidente del Centro Memorial nel 2024. A marzo il ministero della giustizia ha dichiarato Memorial “agente straniero”. Ad agosto il Roskomnadzor, servizio per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media della Federazione Russa, ha formalizzato un’accusa per violazione da parte di Davidis delle regole di marcatura in quanto “agente straniero”, indicando otto post apparsi sul suo canale Telegram. A settembre gli è stata comminata una multa di 30.000 rubli. Sergej Davidis ha dichiarato: “Non sono a conoscenza di motivi specifici per aprire nuovi procedimenti. E quale delle mie attività – la co-presidenza del Centro Memorial o la direzione del programma di sostegno ai prigionieri politici – ne sia la ragione. Ma non c’è dubbio che questi nuovi fatti sono un segno dell’attenzione dello Stato nei confronti del nostro lavoro. Ma noi, naturalmente, continueremo a lavorare.”

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