Voci dal Gulag delle Solovki
Brescia, Editrice Morcelliana, 2011
L’inferno senza redenzione delle Solovki, isole-gulag
Nel 1928, il grande teologo e matematico russo Pavel FIorenskij – «una minaccia per il potere sovietico», secondo le informative della polizia politica – viene arrestato e condannato al confino per tre anni. Grazie all’intervento dell’ex moglie di Gorkij la condanna sarà sospesa. Ma nel febbraio del 1933 viene di nuovo arrestato e rinchiuso nel carcere della Lubianka Nel carcere della lubianka trascorrerà tre mesi. Giusto il tempo per redigere l’impianto accusatorio. Poi a Skorovodino, nella Siberia occidentale. E infine nelle isole Solovki, nel Mar Bianco. Dove, nel 1923, era stato «inventato» il Gulag. Qui, pochi mesi prima di essere fucilato, scriverà a sua figlia Olga: «Questa è un’epocatremenda. Tanto tremenda che ognuno deve rispondere di se stesso».
Lo scienziato, il prete, il teologo Florenskij risponderà a se stesso auto-accusandosi. Quando l’ufficiale istruttore Sopejko lo costringe a inventare la propria confessione. Dicendogli che se avesse continuato a dichiararsi innocente, avrebbe impedito la liberazione di altri prigionieri. Ma Florenskij non vuole il suo bene in cambio del male di altri. E così si dichiara nazionalfascista. Firmando la propria condanna a morte. Pochi anni dopo l’8 dicembre del 1937 il “controrivoluzionario Florenskij verrà fucilato. Quel giorno è il centonovantesimo di una lunga lista.
Il nome di Pavel FIorenskij – ci dice Maurizio Ciampa in questo suo bellissimo e sconcertante libro (L’epoca tremenda. Voci dal Gulag delle Solovki, Morcelliana, pagg. 231, euro 16) – sarà a lungo dimenticato. Quasi cancellato. Perfino la sua famiglia non saprà se sia vivo o morto. Ma quella di Florenskij è solo una di un milione di vite stritolate nel «tritacarne» – così lo chiamavano i prigionieri del Gulag delle Solovki tra il 1923 e il 1939. Un rigurgito di destini. Un vortice di popoli e etnie. Cataste di corpi di uomini, donne e bambini a cui Maurizio Ciampa ha provato a dare un nome. Un volto. Una voce. Utilizzando testimonianze di verbali per decenni tenuti segreti. Ma provando anche immaginare i volti di quelle vittime e dei loro carnefici. Le loro parole. I loro gesti. I loro pensieri e sentimenti. Nelle isole infernali delle Solovki l’epoca delle fucilazioni di massa inizia nel 1929. Dmitrij Lihacev, internato nel Gulag tra il 1928 e il 1932 racconta quello che ha visto con i suoi occhi: «Le fosse erano state scavate il giorno prima. Gli aguzzini erano ubriachi. Avevano a disposizione una pallottola per ogni prigioniero, cosicchè molti vennero sotterrati vivi e appena ricoperti di terra. La mattina dopo il terreno sulla fossa si muoveva ancora».
Ma forse siamo ancora sulla soglia dell’inferno, ci dice Maurizio Ciampa. L’agonia della fame spingerà i prigionieri delle Solovki all‘antropofagia. Molti morti verranno ritrovati con fegato, cuore e polmoni asportati. Chissà. Se invece di omertà e silenzio ci fossero stati orecchie per ascoltare, l’epoca tremenda del comunismo sarebbe potuta terminare lì.
(Giuseppe Cantarano, da “Il Giornale”, 19.04.2010)