Un comunista mantovano tra le vittime delle purghe staliniane in URSS
Mantova, E. Lui Editore, 2011
Bruno Rossi. Un comunista mantovano tra le vittime di Stalin.
Il testo, corredato da numerosi documenti ed immagini, ripercorre le tappe della sua vita: dalla militanza sindacale (segretario della Camera del Lavoro di Pegognaga e importante esponente provinciale), all’impegno amministrativo (assessore a nel suo Comune) e politico (fu tra i fondatori del Pci a Livorno nel 1921 e convinse tutta la locale sezione socialista ad aderirvi). Ricercato e perseguitato dal fascismo dopo le Leggi Eccezionali del 1926, espatriò clandestinamente in Belgio dove rimase per 4 anni e quindi in Francia fino al 1932, quando si recò in Urss. In quella che era considerata la ‘patria del Socialismo’ venne destinato ad Odessa sul Mar Nero, dove fu capo infermiere della Croce Rossa per assistere i marinai ammalati che sbarcavano; approfittava di questa mansione per fare attività politica e propagandistica. Ma nel 1937, in coincidenza con le purghe staliniane nel terribile biennio 1936-38, Bruno Rossi fu prima espulso dal partito e poi arrestato e fucilato il 27 novembre, pagando forse la sua amicizia ‘pericolosa’ con Umberto Terracini, Alfonso Leonetti e con il compagno di sventura Vincenzo Baccalà. La biografia di Rossi si innesta nel contesto storico e in particolare del Partito Comunista d’Italia, affrontando il ruolo dei suoi dirigenti in Urss e le responsabilità di fronte al trionfante stalinismo prima, quindi la mancata denuncia pubblica di quelle atrocità dopo la fine della guerra. Un libro della memoria, quindi, che non si sottrae agli interrogativi più inquietanti, emersi prepotenti dopo il 1989 (con la pubblicazione degli interrogatori ed degli atti processuali) e che si avvale della lucida post-fazione di Giancarlo Lehner e Frediano Sessi.
Recensione dei Vladimiro Bertazzoni su La Voce di Mantova il 10 Febbraio 2011.