Aleksandr Isaevič Solženicyn (Kislovodsk, 11.12.1918 – Mosca, 3.8.2008)
Laureato in fisica e matematica all’università di Rostov, negli anni della seconda guerra mondiale Solženicyn è ufficiale, riceve decorazioni e medaglie. Nelle lettere inviate dal fronte a un amico, esprime giudizi critici su Stalin. Le lettere vengono intercettate dal controspionaggio e il 9 febbraio 1945 Solženicyn e il suo amico sono arrestati. Il 7 luglio Solženicyn è condannato a 8 anni di campo di lavoro correzionale da una commissione speciale presso l’NKVD dell’URSS, in base agli articoli 58-10, c.2 e 58-11 del Codice penale della RSFSR.
Le impressioni del carcere e del lager, gli incontri con centinaia di persone estremamente diverse per convinzioni e destini determinano un profondo mutamento delle opinioni di Solženicyn. Egli diventa cristiano ortodosso, anticomunista, considera la Rivoluzione d’ottobre la più grande tragedia nella storia della Russia. Nei campi comincia a scrivere, imparando a memoria le proprie opere, e l’esperienza del lager starà alla base di molte sue opere, fra cui Una giornata di Ivan Denisovič e Arcipelago Gulag
Russia. Anatomia di un regime. Dentro la guerra di Putin.
Russia. Anatomia di un regime. Dentro la guerra di Putin. A cura di Memorial Italia con il coordinamento di Marcello Flores (Corriere della Sera, 2022). «Uno Stato che, al suo interno, viola platealmente e in modo sistematico i diritti umani, diventa per forza di cose una minaccia anche per la pace e per la sicurezza internazionali» La deriva violenta della Russia, culminata nell’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 e documentata da tempo sul fronte delle repressioni interne (di cui anche l’associazione Memorial ha fatto le spese), impone una riflessione sempre più urgente su cosa abbia portato il paese a passare dalle speranze democratiche successive al crollo dell’URSS all’odierna autocrazia. Questo volume a più voci, in cui intervengono nel dibattito studiosi italiani e russi che conoscono profondamente la realtà del regime, i metodi, le tecniche di manipolazione del consenso, le curvature ideologiche, il linguaggio politico, affronta la questione da diversi punti di vista, da quello storico a quello culturale e letterario (con implicazioni non solo per la Russia, ma anche per l’Ucraina e i paesi dell’Europa orientale), a quello geopolitico, fino ad arrivare all’attualità, alle proteste e alle forme di dissidenza che continuano eroicamente a esistere per combattere il Moloch putiniano, sempre più assetato di vittime. Nello stallo del conflitto in Ucraina rimane fondamentale il desiderio di comprendere. Non perché non succeda ancora, come scrive Andrea Gullotta nella sua introduzione, richiamandosi ad Anne Applebaum, ma perché “accadrà di nuovo”. Lo testimoniano drammaticamente il protrarsi di una situazione di guerra alle porte dell’Europa, e l’inasprirsi delle persecuzioni, in Russia, contro chi ha cercato e cerca, a rischio della propria vita, di opporsi allo stato di cose e alle terribili conseguenze che può avere su tutti noi. Contributi di Alexis Berelowitch, Marco Buttino, Alessandro Catalano, Aleksandr Čerkasov, Giulia De Florio, Elena Dundovich, Marcello Flores, Giovanni Gozzini, Andrea Gullotta, Inna Karmanova, Massimo Maurizio, Marusja Papageno, Niccolò Pianciola, Marco Puleri.