Cecenia. Cronologia

Russia e Cecenia. Breve cronologia tratta dalla raccolta: "Byt' chechencem. Mir i vojna glazami skol'nikov" (Moskva, 2004), a cura di Memorial, Mosca.

Russia e Cecenia. Breve cronologia tratta dalla raccolta: “Byt’ chechencem. Mir i vojna glazami skol’nikov” (Moskva, 2004), a cura di Memorial, Mosca.

Russia e Cecenia

Breve cronologia

I russi – cosacchi di Ivan il Terribile – e i ceceni – abitanti del luogo – si sono incontrati per la prima volta nella seconda metà del XVI secolo nella valle del Sunža, accanto alla località di Čečen-aul – di qui ebbe origine il nome russo di questo popolo montanaro: i ceceni.

Nel periodo dei Torbidi lo Stato russo lasciò il Caucaso, dove aumentò la resistenza dei cosacchi, persone libere fuggite dalla Russia dall’oppressione feudale e insediatesi a nord del Terek, e dei ceceni insediati nelle pianure vicino alle montagne.

I cosacchi diventarono «persone dello Stato», impossessandosi dei nuovi territori.

1739

Costruzione della linea fortificata di Kizljar, inizio della lotta dei russi contro i montanari per il controllo delle pianure precaucasiche.

1785-92

Insurrezione dei montanari sotto il comando di un ceceno, lo sceicco Mansur (Ušurma), che unì le tribù montanare nella lotta contro la Russia.

1817

Inizio del massiccio arrivo dell’esercito russo nelle montagne della Cecenia.

Inizio della Guerra caucasica (1817-64).

1818

Fondazione della fortezza Groznaja.

1834-59

Lotta della Russia contro l’imam Shamil, che unì molte tribù montanare contro l’intervento della Russia.

26 agosto 1859

Conquista da parte dell’esercito russo dell’ultima residenza di Shamil, l’aul Gunib, e resa di Shamil che viene fatto prigioniero. Fine della grande lotta di indipendenza dei montanari.

21 maggio 1864

Repressione dell’ultimo grande focolaio di resistenza dei montanari del Caucaso occidentale; data ufficiale della fine della Guerra caucasica.

Tuttavia anche in seguito scoppiano insurrezioni dei montanari (per es. negli anni 1877-78).

1869

Cambio del nome della fortezza Groznaja in città di Groznyj.

1877-79

Insurrezione nazionale in Dagestan e in Cecenia contro il governo russo e in aiuto ai fratelli di fede durante la guerra russo-turca.

1914-18

Partecipazione alla prima guerra mondiale dei reggimenti ceceno e inguscio, all’interno della cosiddetta «Divisione Selvaggia» dell’armata russa.

27 febbraio 1917

Rivoluzione di Febbraio in Russia, rovesciamento dell’autocrazia.

Marzo 1917

Primo congresso di montanari a Vladikavkaz, fondazione dell’«Alleanza dei montanari uniti del Caucaso».

25 ottobre 1917

Rivoluzione d’Ottobre in Russia, presa del potere da parte dei bolscevichi.

Rifiuto dei ceceni e degli ingusci della «Divisione Selvaggia» di prendere parte alla lotta interna alla Russia, che di fatto favorì il rafforzamento dei bolscevichi a Pietrogrado.

11 maggio 1918

Proclamazione dell’indipendenza della Repubblica montanara.

1919-20

Operazioni militari attive in Cecenia e in Inguscezia contro le truppe del generale Denikin. Una parte dei vainachi lotta contro gli eterni nemici – i cosacchi dell’Armata bianca – dalla parte dei bolscevichi. Una parte si batte in nome della fede religiosa sotto il comando dell’emiro Uzun-Chadži contro tutti i non-musulmani.

1920

Creazione dell’alfabeto inguscio basato sulla scrittura latina.

Marzo 1920

Entrata a Groznyj dei reparti dell’Armata rossa, proclamazione del potere sovietico in Cecenia e in Inguscezia.

17 novembre 1920

Fondazione all’interno della Russia sovietica della Assr montanara, di cui fanno parte la Cecenia e l’Inguscezia.

1922

Proclamazione della Regione autonoma Cecena.

1922-24, 1925, 1929-30, 1932, 1933-34, 1937-39, 1940-42

Rivolte «antisovietiche» in Cecenia e Inguscezia e spedizioni punitive dell’Armata rossa contro i ribelli.

1924

Proclamazione della Regione autonoma Inguscia.

1929

Inizio della collettivizzazione di massa e della «dekulakizzazione» in Cecenia e in Inguscezia. Campagna contro le autorità religiose.

1934

Proclamazione della Regione autonoma dei Ceceni e degli Ingusci.

1934

Conferma dell’alfabeto unico ceceno-inguscio basato sulla scrittura latina.

1936

La Regione autonoma dei Ceceni e degli Ingusci trasformata in Repubblica autonoma socialista sovietica (Assr) dei Ceceni e degli Inguscia.

1937-38

“Grande terrore” in Cecenia-Inguscezia. Oltre 12.000 persone vengono arrestate per motivi politici.

1938

Imposizione della trascrizione cirillica per la lingua ceceno-inguscia.

22 giugno 1941

Inizio della Grande guerra patriottica.

23-27 febbraio 1944

Deportazione nell’Asia centrale dei ceceni e degli ingusci. Nello stesso anno inizia la lotta partigiana dei vainachi sfuggiti alla deportazione contro i rappresentanti del potere sovietico.

7 marzo 1944

Decreto del Soviet supremo dell’Urss sulla liquidazione dell’Assr ceceno-inguscia. Le case delle persone deportate vengono date a pereselency (deportati) di altre etnie. L’esilio dei ceceni e degli ingusci dura 13 anni.

9 gennaio 1957

Decreto del Presidium del Soviet supremo dell’Urss sulla ricostituzione dell’Assr ceceno-inguscia. Inizio del ritorno di massa dei ceceni e degli ingusci in patria.

26-28 agosto 1958

Pogrom anticeceni a Groznyj. La folla prende d’assalto gli edifici amministrativi nel centro della città, i disordini di massa vengono soffocati dalle truppe introdotte da altre regioni. I ceceni e gli ingusci che sono tornati in patria devono affrontare la disoccupazione. Per decenni la disoccupazione ufficialmente nascosta e la mancanza di terra (nonostante fossero state annesse nel 1957 le regioni più a nord del fiume Terek) costituiscono i maggiori problemi.

Novembre 1990

Primo Congresso nazionale ceceno, elezione del comitato esecutivo del Congresso nazionale del popolo ceceno (Okčn) con a capo il generale sovietico Džochar Dudaev.

Agosto 1991

Supporto da parte della dirigenza del partito della Assr ceceno-inguscia al golpe del Gkčp (Gosudarstvennyj Komitet po crezvycainomu polozenju – Comitato governativo per lo stato d’emergenza); conseguente screditamento degli organi governativi legali e, in settembre, presa del potere da parte dei radicali nazionalisti dell’Okčn.

15 settembre 1991

Divisione di fatto della Cecenia e dell’Inguscezia.

27 ottobre 1991

Elezione di Džochar Dudaev alla presidenza.

7 luglio 1992

Ritiro dell’esercito russo dalla Cecenia.

31 ottobre-4 novembre 1992

Sanguinosi scontri nella regione Prigorodnaja dell’Inguscezia, «conflitto ossetino-inguscio», espulsione degli ingusci dall’Ossezia del Nord.

26 novembre 1994

Assalto fallito (ispirato da Mosca) a Groznyj da parte dell’opposizione cecena, di fatto da militari russi reclutati dai servizi speciali; vengono fatti prigionieri.

29 novembre 1994

Ultimatum di Boris Eltsin, presidente della Federazione Russa, al comando ceceno con la richiesta della capitolazione.

11 dicembre 1994

Ingresso dell’esercito russo nella Repubblica Cecena, inizio della «prima guerra cecena».

31 dicembre 1994

Inizio dell’assalto alla capitale cecena Groznyj da parte delle truppe federali, protrattosi fino al marzo del 1995. Prima di aprile viene stabilito il controllo sulla parte pianeggiante della Cecenia.

7-8 aprile 1995

«Pulizia» da parte delle forze federali del villaggio di Aški, uccisione di oltre 100 civili durante un’operazione punitiva.

Maggio 1995

Inizio dell’attacco su larga scala delle forze federali alle regioni montane della Cecenia.

14-20 giugno 1995

Atto terroristico a Budennovsk, dove il reparto di Shamil Basaev prende circa 1500 ostaggi nell’ospedale cittadino. Liberazione degli ostaggi in seguito alle trattative, inizio a Groznyj dei negoziati di pace tra le parti russa e cecena sotto l’egida dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), riconoscimento de facto della guida dei separatisti, periodo di pace della durata di sei mesi.

14 dicembre 1995

Tentativo della parte federale di indire l’elezione per il «capo della Repubblica Cecena», ripresa dei combattimenti da parte dei separatisti.

9-18 gennaio 1996

Atto terroristico a Kizljar, sequestro di oltre 1500 ostaggi nell’ospedale compiuto da Salman Raduev, combattimenti nel villaggio di Pervomajskij.

22 aprile 1996

Uccisione del presidente della Cecenia Džochar Dudaev.

23 aprile 1996

Il vicepresidente, Zelimchan Jandarbiev, diventa presidente.

6-21 agosto 1996

Reparti ceceni prendono il controllo di Groznyj, combattimenti nella città, trattative tra Aleksandr Lebed’ e Aslan Maschadov.

31 agosto 1996

A. Lebed’ e A. Maschadov firmano a Chasavjurt una dichiarazione congiunta sui principi delle relazioni tra la Federazione Russa e la Repubblica Cecena. Fine della «prima guerra cecena».

31 dicembre 1996

L’esercito russo lascia la Cecenia.

27 gennaio 1997

Elezione di Aslan Maschadov a presidente della Repubblica Cecena, riconosciuto ufficialmente dalle autorità della Federazione Russa.

12 maggio 1997

A. Maschadov e B. Eltsin firmano al Cremlino un accordo di pace e sui principi delle reciproche relazioni tra la Federazione Russa e la Repubblica Cecena Ičkerija. Il potere di Maschadov nella Cecenia devastata dalla guerra è fragile.

Negli anni 1997-99 praticamente tutta la popolazione non vainaca abbandona la Repubblica. Il suo esodo ha inizio alla fine degli anni Ottanta e diventa maggiore dopo la presa di potere da parte dei separatisti, in quanto gli abitanti «di lingua russa» diventano oggetto di atti criminali.

Luglio 1998

Scontri a Gudermes tra gli estremisti religiosi e le forze fedeli a Maschadov, che si dimostra indeciso e perde il controllo della situazione nella Repubblica.

Agosto-settembre 1999

Ingerenza di reparti di estremisti provenienti dalla Cecenia in Dagestan, inizio dei combattimenti. I reparti di Basaev e Chattab tornano in Cecenia.

Ottobre 1999

Ingresso delle forze federali nel territorio della Repubblica Cecena, inizio della «seconda guerra Cecena».

Dicembre 1999 -gennaio 2000

L’esercito federale sferra l’attacco a Groznyj, la città è isolata, continuano i bombardamenti della città.

Inizio di febbraio 2000

Ritirata dalla città dei reparti ceceni di Groznyj che si spostano in montagna, bombardamenti e combattimenti nei villaggi della Cecenia occidentale.

Marzo 2000

Fine delle azioni militari su larga scala in Cecenia.

Giugno 2000

Nomina a «capo dell’amministrazione della Repubblica» (senza reale potere esecutivo), dell’ex mufti della Cecenia, Achmat Kadyrov, che nell’autunno del 1999 era passato dalla parte dei federali.

Estate 2000

Inizio della nuova fase della guerra: da parte cecena prosegue la tattica diversiva-terroristica, mentre i federali effettuano nei villaggi «operazioni di pulizia», continuano gli arresti e le sparizioni di persone.

2003

Le autorità federali adottano la tattica della «cecenizzazione» del conflitto, utilizzando strutture di forza formate da ceceni e passando il potere all’amministrazione cecena a loro fedele.

5 ottobre 2003

Achmad Kadyrov viene eletto presidente della Repubblica Cecena appartenente alla Federazione Russa. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani segnalano gravi irregolarità nella campagna elettorale. Molti osservatori internazionali rifiutano di essere presenti alle elezioni.

9 maggio 2004

Morte di Achmad Kadyrov in seguito a un atto terroristico. Il giorno successivo suo figlio Ramzan Kadyrov viene nominato vice Primo ministro della Repubblica Cecena

29 agosto 2004

Alu Alchanov eletto presidente della Cecenia.

1º settembre 2004

Attacco terroristico a Beslan. Un commando di terroristi ceceni armato di mitragliatrici e cinture esplosive occupa una scuola e prende come ostaggi genitori e insegnanti.

8 marzo 2005

Il presidente della Repubblica Cecena Ičkerija, Aslan Maschadov, viene ucciso dalle forze di sicurezza russe durante un’operazione militare nel villaggio di Tolstoj-Jurt.

Ottobre 2005

Atttacco terroristico nella Repubblica Cabardino-Balcaria, estremisti attaccano la capitale Nal’cik.

4 marzo 2006

Il presidente della Cecenia Alu Alchanov nomina Ramzan Kadyrov primo ministro della Repubblica.

10 luglio 2006

Shamil Basaev muore in Inguscezia in seguito allo scoppio di esplosivo che stava trasportando. I separatisti ceceni considerano l’esplosione una tragica fatalità; l’Fsb dichiara che la morte di Basaev è avvenuta durante un’operazione speciale delle forze russe.

7 ottobre 2006

La giornalista Anna Politkovskaja viene uccisa nel centro di Mosca, vicino alla sua abitazione.

15 febbraio 2007

Vladimir Putin accetta le dimissioni di Alu Alchanov e affida a Ramzan Kadyrov l’incarico temporaneo di presidente della Repubblica Cecena.

Download, cronologia

Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

Milano, 17 dicembre 2024. A che punto è la notte? Tavola rotonda di Memorial Italia.

A Milano, martedì 17 dicembre dalle 11:00 alle 13:00 presso il Laboratorio Fondazione Mondadori, via Marco Formentini 10 si svolgerà la tavola rotonda di Memorial Italia A che punto è la notte?. L’ingresso è libero. Intervengono Claudia Bettiol, Francesco Brusa, Marco Buttino, Riccardo M. Cucciolla e Anna Zafesova. Modera Simone A. Bellezza. L’incontro sarà disponibile anche in diretta Facebook: https://fb.me/e/7H9ZRbeu1 A quasi tre anni dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina è importante fare il punto della situazione e provare a capire le dinamiche in corso, gli scenari possibili, le conseguenze profonde che questo conflitto, iniziato dieci anni fa, ha provocato in Europa e nel mondo. Per farlo abbiamo deciso di organizzare una tavola rotonda con specialiste e specialisti dello scenario est-europeo alla vigilia di quelli che si profilano come grandi cambiamenti. Si parlerà e discuterà di Ucraina, Belarus’ e Russia, ma anche di spazio post-sovietico e diritti umani nell’arena contemporanea globale per sfatare miti, porre le giuste domande e provare a ragionare in maniera lucida su temi complessi.

Leggi

Aleksej Gorinov. L’ultima dichiarazione del 29 novembre 2024.

Il 29 novembre 2024 il tribunale militare di Vladimir ha emesso la sentenza del nuovo procedimento penale contro Aleksej Gorinov, consigliere municipale di Mosca, che è stato condannato a tre anni di reclusione in colonia penale di massima sicurezza per “giustificazione del terrorismo”. La condanna va ad aggiungersi ai sette anni già comminati nel 2022 per “fake news sull’esercito”. Foto di copertina: Dar’ja Kornilova. Foto: SOTAvision. BASTA UCCIDERE. FERMIAMO LA GUERRA. Aleksej Gorinov è avvocato e attivista e dal 2017 consigliere municipale presso il distretto Krasnosel’skij di Mosca. Nei primi anni Novanta era deputato per il partito Russia Democratica, ma nel 1993, durante la crisi costituzionale e il duro confronto tra il presidente El’cin e il Soviet supremo, decide di lasciare la politica. Negli ultimi vent’anni Gorinov ha lavorato come avvocato d’impresa e della pubblica amministrazione in ambito civile e ha fornito assistenza legale agli attivisti tratti in arresto durante le manifestazioni politiche. È fra gli ideatori della veglia-memoriale continua, con fiori e fotografie, sul ponte Moskvoreckij, luogo dell’omicidio di Boris Nemcov. Il 15 marzo 2022, durante un’assemblea ordinaria del Consiglio di zona del distretto Krasnosel’skij, Gorinov deplora pubblicamente l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe esortando “la società civile a fare ogni possibile sforzo per fermare la guerra”. Il 26 aprile viene arrestato ex art. 207.3 del Codice penale russo, noto anche come “legge sulle fake news”. Il tribunale del distretto Meščanskij ritiene che ci siano le prove che Gorinov abbia “diffuso informazioni deliberatamente false su quanto compiuto dalle Forze armate russe”, con le aggravanti di essere “in una posizione ufficiale e per motivi d’odio e ostilità”. Gorinov è il primo cittadino russo a ricevere una pena detentiva per essersi espresso contro la guerra. Già in occasione dell’ultima udienza del primo processo Aleksej Gorinov ha avuto modo, come prevede il sistema giudiziario russo, di pronunciare un’“ultima dichiarazione” (poslednee slovo), in altre parole la possibilità di prendere la parola per sostenere la propria innocenza o corroborare la linea difensiva scelta dall’avvocato/a, cui abbiamo avuto modo di dare voce grazie a Paolo Pignocchi e al progetto Proteggi le mie parole. Venerdì scorso, in occasione dell’ultima udienza del secondo processo ai suoi danni, Aleksej Gorinov ha pronunciato una seconda “ultima dichiarazione” che traduciamo in italiano. Sono stato per tutta la vita uno strenuo oppositore di aggressioni, violenza e guerre, e ho consacrato la mia vita esclusivamente ad attività di pace come la scienza, l’insegnamento, la pubblica istruzione e l’attività amministrativa e sociale in veste di deputato, difensore dei diritti umani, membro di commissioni elettorali e osservatore e supervisore del processo elettorale stesso. Mai avrei pensato di vivere abbastanza per constatare un tale livello di degrado del sistema politico del mio Paese e della sua politica estera, un periodo in cui tanti cittadini favorevoli alla pace e contrari alla guerra – in un numero che ormai è di qualche migliaio – vengono accusati di calunnia ai danni delle Forze armate e di giustificazione del terrorismo, e per questo vengono processati. Ci avviamo a concludere il terzo anno di guerra, il terzo anno di vittime e distruzione, di privazioni e sofferenze per milioni di persone cui, in territorio europeo, non si assisteva dai tempi della Seconda guerra mondiale. E non possiamo tacere. Ancora alla fine dello scorso aprile, il nostro ex ministro della difesa ha annunciato che le perdite della parte ucraina nel conflitto armato in corso ammontavano a 500.000 persone. Guardatelo, quel numero, e pensateci! Quali perdite, invece, ha subito la Russia, che secondo le fonti ufficiali avanza con successo costante per tutto il fronte? Continuiamo a non saperlo. E soprattutto, chi ne risponderà, poi? E a che pro succede tutto questo? Il nostro governo e coloro che lo sostengono nelle sue aspirazioni militariste hanno fortemente voluto questa guerra, che ora è arrivata anche nei nostri territori. Una cosa mi verrebbe da chiedere: vi pare che la nostra vita sia migliorata? Sono questi il benessere e la sicurezza che auspicate per il nostro Paese e per la sua gente? Oppure non l’avevate previsto, nei vostri calcoli, un simile sviluppo della situazione? A oggi, però, le risposte a queste domande non si pongono a chi ha deciso questa guerra e continua a uccidere, a chi ne fa propaganda e assume mercenari per combatterla, ma a noi, cittadini comuni della Russia che alziamo la voce contro la guerra e per la pace. Una risposta che paghiamo con la nostra libertà se non, alcuni, con la vita. Appartengo alla generazione ormai uscente di persone con genitori che hanno partecipato alla Seconda guerra mondiale e, alcuni, le sono sopravvissuti con tutte le difficoltà del caso. La loro generazione, ormai passata, ci ha lasciato in eredità il compito di preservare la pace a ogni costo, come quanto di più prezioso abbiamo noi che abitiamo su questa Terra. Noi, invece, abbiamo snobbato le loro richieste e abbiamo spregiato la memoria di quelle persone e delle vittime della guerra suddetta. La mia colpa, in quanto cittadino del mio Paese, è di avere permesso questa guerra e di non essere riuscito a fermarla. Vi chiedo di prenderne atto, nel verdetto. Tuttavia, vorrei che la mia colpa e la mia responsabilità fossero condivise anche da chi questa guerra l’ha iniziata, vi ha partecipato e la sostiene, e da chi perseguita coloro che si battono per la pace. Continuo a vivere con la speranza che un giorno questo avverrà. Nel frattempo, chiedo perdono al popolo ucraino e ai miei concittadini che per questa guerra hanno sofferto. Nel processo in cui sono stato accusato e giudicato per avere detto espressamente che era necessario porre fine alla guerra, ho già dato piena voce alle mie considerazioni su questa vile impresa umana. Posso solo aggiungere che la violenza, l’aggressione generano solo altra violenza di ritorno, e nulla più. Questa è la vera causa delle nostre disgrazie, delle nostre sofferenze, di perdite senza senso di vite umane, della distruzione di infrastrutture civili e industriali, di case e abitazioni. Fermiamo questo massacro cruento che non serve né

Leggi

Roma, 5 dicembre 2024. Memorial Italia a Più libri più liberi.

Memorial Italia partecipa a Roma all’edizione 2024 di Più libri più liberi con la presentazione di Le trasformazioni della Russia putiniana. Stato, società, opposizione, ultimo volume della collana curata per Viella Editrice. Il regime putiniano e il nazionalismo russo: giovedì 5 dicembre alle 18:00 presso la Nuvola, Roma EUR, in sala Elettra, saranno presentati i volumi, pubblicati da Viella Editrice, Il nazionalismo russo. Spazio postsovietico e guerra all’Ucraina, a cura di Andrea Graziosi e Francesca Lomastro, e Le trasformazioni della Russia putiniana. Stato, società e opposizione, a cura dei nostri Riccardo Mario Cucciolla e Niccolò Pianciola. Intervengono Riccardo Mario Cucciolla, Francesca Gori, Andrea Graziosi, Andrea Romano. Coordina Carolina De Stefano. Il volume Le trasformazioni della Russia putiniana. Stato, società e opposizione esplora l’evoluzione della società e del potere in Russia dopo l’aggressione all’Ucraina e offre un’analisi della complessa interazione tra apparati dello stato, opposizione e società civile. I saggi analizzano la deriva totalitaria del regime putiniano studiandone le istituzioni e la relazione tra stato e società, evidenziando come tendenze demografiche, rifugiati ucraini, politiche nataliste e migratorie abbiano ridefinito gli equilibri sociali del paese. Inoltre, pongono l’attenzione sulla società civile russa e sulle sfide che oppositori, artisti, accademici, minoranze e difensori dei diritti umani affrontano sia in un contesto sempre più repressivo in patria, sia nell’emigrazione. I saggi compresi nel volume sono di Sergej Abašin, Alexander Baunov, Simone A. Bellezza, Alain Blum, Bill Bowring, Riccardo Mario Cucciolla, Marcello Flores, Vladimir Gel’man, Lev Gudkov, Andrea Gullotta, Andrej Jakovlev, Irina Kuznetsova, Alberto Masoero, Niccolò Pianciola, Giovanni Savino, Irina Ščerbakova, Sergej Zacharov.

Leggi